SILVIO GARATTINI, LEZIONI DI LUNGA VITA: “È SOLO QUESTIONE DI ABITUDINI”

Tutta questione di abitudini. Cattive, da eliminare; buone, da praticare. La formula per una vita lunga è semplice, a dirsi. Più difficile è metterla in pratica. Non bastano i bravi insegnanti. Perché la lezione migliore è sempre l’esempio. A 95 anni Silvio Garattini, medico e farmacologo, fondatore dell’Istituto Mario Negri, collaboratore storico di Oggi, ci racconta il segreto della longevità anche attraverso le sue esperienze personali. «Non esiste la certezza di una vita lunga e in salute», premette Garattini. «Possiamo però fare in modo di aumentarne le probabilità con i nostri comportamenti. A qualsiasi età».

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Professore, molti pensano che vivere a lungo sia un destino scritto nel Dna. Quanto ha contato per lei la genetica? «La mia era una famiglia molto modesta. Mio padre era rimasto orfano di entrambi i genitori a 2 anni, mio nonno materno è morto molto presto. Il più piccolo dei miei due fratelli è mancato per tumore alla prostata prima dei 60 anni. Mio padre ha dovuto fare due lavori per fare fronte alle spese per le cure di malattie di persone di famiglia. Insomma, la genetica è spesso un alibi per chi non vuole fare. La ricerca ha dimostrato che non è immobile e che le abitudini di vita sono più importanti».

Quali sono allora i più temibili “nemici”? «Fumo, alcol, droga e gioco d’azzardo».

Partiamo dal primo. Lei non ha mai fumato neppure quando era ragazzo? «Mio padre mi ha abituato a ragionare con la mia testa. Nel 1944-45 avevo 16-17 anni e nella mia scuola professionale di perito chimico a Bergamo i giovani di ritorno dal fronte fumavano perché lo Stato distribuiva gratuitamente le sigarette. Io non volevo fumare proprio perché lo facevano tutti e mi prendevano in giro. Allora non si sapeva esattamente quanto male facesse il fumo. Ora sappiamo che provoca molte morti evitabili».

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Niente sigarette, non parliamo delle droghe… «In questo caso mi hanno aiutato gli studi della chimica: sapevo quello che contengono le droghe. La cannabis, per esempio, è dimostrato che fa male ma quello che molti non sanno è che chi fuma a 15-16 anni può avere problemi di malattie mentali anche dopo 20 anni».

E l’alcol? Berrà un bicchiere di vino, ogni tanto. «Ai miei tempi il vino non si beveva fino ai 20 anni. Poi sì, l’ho bevuto nella mia vita. L’alcol è cancerogeno e quindi non ci sarebbe una soglia accettabile, ma ha anche qualche effetto benefico a livello cardiovascolare: un bicchiere al giorno è permesso».

Il gioco d’azzardo perché fa male alla salute? «Perché provoca povertà: è provato che chi ha problemi economici ed è poco istruito ha più malattie, fuma di più, ha scarso interesse per la salute e si alimenta male. Io non ho mai giocato neppure a carte».

Altro fattore è la buona alimentazione. È sempre riuscito a mangiare bene? «Quando ero giovane non era facile. Avevamo la tessera annonaria, ma nostro padre riusciva a procurarsi la farina e mia madre faceva il pane. Mio fratello commerciava in alimentari e questo ci facilitava. Ma è importante avere una dieta varia, non mangiare sempre le stesse cose per avere i vantaggi di tutti i micro e macronutrienti. La dieta mediterranea è la migliore: tanti vegetali, carboidrati complessi, pesce, poca carne, più bianca che rossa, pochi grassi».

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Un po’ di tutto ma sempre poco? «Gli esperimenti negli animali dimostrano che vive il 20% in più chi mangia meno. Non servono grandi regole, quello che conta è chiedersi a fine giornata: “Quante calorie ho assunto?”. Io al mattino prendo il caffè, sabato e domenica mi concedo una brioche, a pranzo bevo una spremuta di arancia e la sera faccio un pasto completo: primo, secondo o meglio un antipasto, una parmigiana di melanzane o una caprese, e un dessert perché il cervello vive di glucosio».

Altro fattore è l’attività fisica. La pratica? «Cammino almeno 6 chilometri al giorno. Tutti dovrebbero praticare almeno 40 minuti di esercizio fisico al giorno facendo un po’ di fatica. E bisogna anche dormire bene. Il sonno serve a far riposare i muscoli, ma anche a rigenerare il cervello, l’organo che ha il maggiore metabolismo e produce molte scorie: la velocità di eliminazione è doppia durante il sonno. Io vado a letto non prima di mezzanotte ma dormo almeno 7 ore, la domenica anche 9, se non metto la sveglia».

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E infine c’è l’importanza delle relazioni affettive e i pericoli della solitudine sociale… «Abbiamo fatto uno studio con 2 mila ottantenni per 15 anni e abbiamo dimostrato come il fattore principale per la demenza è la solitudine, chiudersi in casa è molto negativo. Io ho avuto due matrimoni molto intensi e ho perso entrambe le mie mogli, è brutto essere soli, ma sono fortunato, perché ho cinque figli affettuosi e tanti buoni amici. Ma soprattutto ho avuto la grande passione per la ricerca.

Ecco, bisogna avere una passione, qualsiasi cosa, un hobby, un’attività, il volontariato».

Un’ultima domanda è: fino a che età è possibile rimediare ai propri errori? «Non è mai troppo tardi. Prima si comincia, meglio è. Ma qualsiasi momento è buono per cambiare abitudini»

Daniela Stigliano

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