AZOTEMIA ALTA O BASSA: COSA MANGIARE E QUANDO PREOCCUPARSI

reni sono organi molto importanti per il nostro organismo. Grazie a loro, infatti, vengono filtrate le sostanze di scarto dal sangue ed eliminate attraverso l’urina. La loro corretta funzionalità contribuisce dunque a mantenere in salute tutto il corpo, per questo è importante verificare, in presenza di determinate condizioni, che lavorino bene.

Tra gli esami che forniscono informazioni sullo stato di salute dei reni c’è l’azotemia, che misura in particolare la quantità di azoto non proteico nel sangue. Valori alterati, troppo alti o troppo bassi, possono essere indice di malessere o essere spia di patologie piuttosto serie.

Cos’è l’azotemia

Attraverso un semplice prelievo del sangue è possibile rilevare questo importante parametro, generalmente inserito nei controlli di routine. Per capirne l’importanza dobbiamo spiegare brevemente cosa va a misurare.

Quando mangiamo, introduciamo nel nostro organismo diverse sostanze nutritive essenziali per la salute. Tra queste anche le proteine, che come tutti altri componenti degli alimenti vengono digerite e metabolizzate. Questo processo è importante perché trattiene ciò che serve al nostro corpo, producendo a livello epatico sostanze che tocca eliminare.

Questi scarti vengono infine espulsi attraverso le urine, dopo esseri stati filtrati dai reni, ma fino a quel momento restano comunque in circolazione. Tra le scorie più comuni, anche l’azoto non proteico circolante, derivato dalla scomposizione proteica. Esso è costituito da urea, acido urico, creatinina e aminoacidi, oltre che da altre sostanze azotali.

L’azotemia, dunque, misura la concentrazione di questa sostanza di scarto. Valori anomali di questo paramento indicano una scorretta funzionalità da parte dei reni, che non riescono a purificare per bene il sangue.

Quando si misura

Esistono livelli di azotemia che sono ritenuti normali e generalmente sono compresi tra 15 e 50 milligrammi per decilitro di sangue. Si tratti di parametri comunque variabili in base all’età e al sesso del soggetto. Non solo: possono dipendere anche dalle modalità di analisi del laboratorio che effettua l’esame.

Come detto, questo test rientra tra quelli di routine, ma potrebbe anche essere richiesto per approfondire la natura e le cause di specifici disturbi. In ogni caso, essendo indice della funzionalità renale, l’azotemia può essere consigliabile quando il paziente riferisce sintomi che potrebbero suggerire un cattivo funzionamento dei reni.

L’esame viene eseguito anche in caso di malattie croniche o prima di iniziare uno specifico trattamento farmacologico. Chi soffre di malattie renali ed è sottoposto a dialisi, misura periodicamente la concentrazione di azoto non proteico circolante nel sangue per monitorare l’efficacia del trattamento.

Valori alti

Molto spesso, valori alti di azotemia non sono dovuti a una cattiva funzionalità dei reni ma conseguenza di una dieta iperproteica, (come quella seguita da certi atleti che fanno uso anche di particolari integratori) con scarso apporto idrico. Un soggetto che segue un regime alimentare ad elevato apporto di proteine, può riportare i valori di azotemia nella normalità assumendo molto liquidi, che contribuiscono all’eliminazione dell’urea.

In altri casi, l’iperazotemia può essere invece segno di condizioni patologiche più serie. Livelli superiori alla norma di azotemia nel sangue possono infatti essere causati non solo da malattie renali acute o croniche, ma anche dall’ostruzione delle vie urinarie dovuta ad esempio alla presenza di calcoli renali. Fanno aumentare tali valori anche traumi ed emorragie, in presenza dei quali si manifesta una riduzione dell’apporto di sangue ai reni.

L’iperazotemia, infine, può verificarsi durante la gravidanza, in seguito a malattie infettive gravi, in caso di diabete, scompenso cardiaco, gotta o cirrosi, e a seguito di una terapia farmacologici a base di cortisone.

Valori bassi

Molto più raramente, invece, i valori di azotemia scendono al di sotto di quelli normali e spesso sono conseguenza di una dieta a basso apporto proteico, a un eccesso di idratazione, a un digiuno molto prolungato o, più in generale, a una malnutrizione. Livelli inferiori alla norma di questo parametro possono essere inoltre dovuti ad alcune malattie epatiche, alla nefrosi ed essere rilevati anche nelle donne incinte.

Azotemia alta: cosa mangiare

Per interpretare i risultati delle analisi del sangue, bisogna rivolgersi a un medico. Solo un esperto infatti saprò valutare, incrociando le diverse informazioni a sua disposizione, i livelli di azotemia nel sangue, arrivando eventualmente anche ad avanzare una diagnosi.

Ciò che invece ogni soggetto può fare per evitare di affaticare i reni, è alimentarsi nel modo corretto, cambiando abitudini a tavola in presenza di azotemia alta o bassa. Ricordiamo che non è consigliabile seguire una dieta fai-da-te che potrebbe rivelarsi più disastrosa del problema che si vuole risolvere. È però possibile, indirizzarci verso un corretto stile di vita basato su una alimentazione sana ed equilibrata, affiancata da costante e moderata attività fisica.

Risulta, inoltre, evidente che – in assenza di altre patologie o disturbi diagnosticati – se l’iperazotomia è dovuta a un elevato apporto di proteine sia animali che vegetali, sarebbe prudente diminuire il consumo di alcuni alimenti. Le proteine in eccesso eliminate, ma come? Forse è arrivato il momento di ridurre l’assunzione di carne, formaggi e legumi. Largo sulla tavola, invece, ai cereali e alle verdure: tra le più indicate, barbabietole, asparagi e carciofi. In caso di azotemia alta, come già ricordato in precedenza, è consigliabile bere molto.

Azotemia bassa: cosa mangiare

Al contrario, valori di azotemia inferiori a quelli normali indicano un basso apporto di proteine attraverso l’alimentazione o comunque una dieta particolarmente squilibrata. In questo caso, sarebbe opportuno aumentare le dosi di uovalegumi e carne, preferibilmente bianca.

Un consulto con un esperto di nutrizione, infine, è sempre auspicabile sia in caso di azotemia bassa che alta. Lo specialista sarà individuare la dieta completa più adatta alle esigenze di ognuno, personalizzando il piano alimentare.

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